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print Micaela Picasso

Come cresce la stampa digitale nel tessile

Lo studio di informazioni tessili World Textile Information Network (WTIN) che negli ultimi anni ha monitorato il settore, ha recentemente aggiornato i dati relativi alla stampa digitale nel settore tessile.

Nonostante il proliferare di stampanti, inchiostri e l’applicazione di stampa digitale, il rapporto analogico-digitale, a livello mondiale, è ancora decisamente a favore del primo. Alla fine del 2018 solo il 6% della stampa su tessuto era digitale. Il resto tradizionale. Nel 2019 non ci sono stati progressi sostanziali.

La ridotta percentuale di stampa digitale, dà tuttavia cifre consistenti a livello di metri quadri di stampa digitale su tessuto: su 36 miliardi, esclusa la stampa per esterni (insegne e comunicazione visiva), il 6% ammonta a 2,57 miliardi di metri quadri in digitale.

In pratica dalla ITMA 2015 il volume è raddoppiato, dal 3,3% che si contava al momento della fiera mondiale che si era tenuta a Milano.

L’installato di macchine per la stampa digitale era di circa 50.000 unità a fine 2018, contro le 27.000 del 2015. Bisogna considerare comunque che c’è stata una crescita del 2% del mercato tessile dal 2015 al 2018 (secondo i dati di Euler Hermes).

Quasi un monopolio

In pratica il 36% del mercato digitale è in mano di EFI Reggiani e MS Printing Solutions (dati del 2018) che, ricordiamo, sono entrambe aziende nate in Italia, anche se oggi detenute da capitale straniero (USA).

La maggior parte degli stampatori tessili in digitale si trovano in Europa e Asia (76%), mentre il Nord America ha solo il 10% dell’installato.
Ci si può quindi aspettare che nel mercato americano ci sia una crescita continua specialmente con la guerra dei dazi che incoraggia la produzione locale. Nonostante questo, la gran parte del volume di tessuti stampati per il mercato nord americano, verrà da fuori continente.

La metà oltre i 600 mq

Per quanto riguarda la tipologia di stampatori la crescita si nota soprattutto nel campo di meno di 20 metri quadri ora. I produttori che hanno macchine che possono stampare oltre i 650 metri quadri rappresentano il 47% della produzione secondo i dati del 2018.

Alla scorsa ITMA a Barcellona, si sono visti diversi nuovi stampatori che producono nella gamma degli 800 metri quadri ora. E naturalmente, domina il cavallo di battaglia EFI Reggiani BOLT che, con i suoi 90 metri lineari al minuto, può produrre piú di 8.000 metri quadri all’ora di tessuto stampato di alta qualità. Di queste macchine, subito dopo la fiera, tre sono state installate in Pakistan e una in Italia.

Vantaggi economici e ambientali

Sono ormai noti e assodati i vantaggi economici della stampa tessile digitale, in particolare quelli ambientali. L’industria tessile è la seconda industria mondiale responsabile dell’inquinamento.
Ma naturalmente sono i benefici economici quelli che comandano sul mercato. Quali la possibilità di produrre ogni tipo di prodotto tessile su richiesta. Gli industriali sono ormai certi che queste tecnologie saranno dominanti per i prossimi decenni.

Gli inchiostri a pigmento stanno spingendo sostanzialmente alla crescita della stampa digitale tessile perché sono quelli che possono stampare su qualsiasi tipi di fibra e tessuto e spesso non hanno bisogno di processi di finissaggio riducendo significativamente l’impatto ambientale.

E oggi ci sono soluzioni di carte transfer a pigmenti che stanno entrando sul mercato. Secondo i dati WTIN oggi la stampa digitale a pigmenti conta solo per il 2-3%, ma si prevede una rapida crescita, già al 5% nel 2020 e dal 15% al 20% nei prossimi 5 anni.

Il problema cinese

La Cina è il Paese piú inquinante del mondo. Ma si sta muovendo verso controlli migliori, non solo nell’industria tessile, ma in quella manifatturiera in generale. La buona notizia è che piú di 80.000 fabbriche sono state punite dal governo per aver violato le nuove regole restrittive sull’ambiente. La cattiva notizia è che queste regole restringono di parecchio l’utilizzo di sostanze chimiche alla base di ingredienti per l’industria tessile. Un esempio è che ne potrebbe soffrire il mercato degli inchiostri a dispersione per il digitale.

Queste restrizioni comprendono i minerali delle ‘terre rare’ che sono usati nello sviluppo di coloranti e di materie prime cruciali anche in altre industrie (computer e smartphone prima di tutto). Secondo un articoli pubblicato da The Verge, le terre rare non sono poi così rare in realtà. Il problema è che l’estrazione degli elementi (sono ben 17 gli elementi che appartengono a questa categoria) richiede un processo molto pericolose per la salute. Oltre al fatto che le miniere soprattutto in Congo utilizzano i bambini come schiavi (e tutti noi siamo complici con l’uso smodato delle batterie). Il processo di estrazione richiede l’utilizzo di bagni acidi e dosi massicce di radiazioni certo non salutari. Questa è una delle ragioni per cui questa produzione è limitata alla Cina, che ha il vantaggio di possedere enormi depositi di argille che forniscono concentrati contenenti circa il 65% di ossido di ittrio.

Ma se sarà vietata l’esportazione di minerali delle terre rare dalla Cina, cosa che può accadere con i dazi e il commercio volatile di oggi nella guerra per l’ambiente, altri Paesi estrattori di terre rare (nord America, Brasile, Sud Africa) dovranno trovare soluzioni non inquinanti e non pericolose per la loro lavorazione.

Mercato a valore aggiunto

Si può quindi prevedere un periodo di calo delle produzione – e aumento dei prezzi – per gli inchiostri a dispersione e degli inchiostri in genere per l’industria tessile. Ma si può essere certi che l’industria degli inchiostri sta già studiando nuove soluzioni alternative.
Negli USA e in Australia si stanno sviluppando nuovi stabilimenti produttivi per la lavorazione delle terre rare. Sono la americana Blue Line Corp e la Australiana Lynas.

Tutto questo può portare a un aumento dei prezzi, che secondo WTIN si avrà già nel 2020. Eppure i sono tali i vantaggi della stampa tessile digitale, quali il crescente mercato delle confezioni on-demand e just-in-time, che alla fine il maggior costo degli inchiostri sarà compensato da un mercato piú attivo e a valore aggiunto.

Questo almeno per i marchi di qualità. In pratica si tratta di pensare in termini di costo per ciclo di vita, piuttosto che di costo per unità.

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