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Tutela della Proprietà: l’Italia è ancora indietro

Nel mondo 6 miliardi di persone subiscono le conseguenze di livelli inadeguati nella tutela della proprietà intellettuale. L’Italia resta ben distante dagli altri paesi del G7.

Uno studio realizzato dalla Property Rights Alliance di cui fa parte il think thank italiano Competere.eu, presentato a Manila esamina i rischi per il Made in Italy, che potrebbero aumentare con la Belt and Road Initiative.

Un rischio per la crescita

«I diritti di proprietà – ha dichiarato il Presidente di Competere.eu Pietro Paganinisono un indicatore chiave del successo economico e della stabilità politica, e una componente fondamentale dell’innovazione. Non è un caso, infatti, che ai primi posti di questo speciale indice si trovino da anni i paesi che innovano di più, come quelli Scandinavi, gli Stati Uniti, Singapore e la Svizzera.»

«È fondamentale – aggiunge il Segretario Generale di Competere.eu Roberto Raceche la difesa della proprietà intellettuale diventi una priorità per il Governo. La politica e il sistema giudiziario oggi non favoriscono la tutela e mettono in difficoltà le imprese e a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’indice è uno strumento importante per governi e policy maker perché dimostra la relazione che esiste tra tutela della proprietà, innovazione e crescita economica. I Paesi che crescono di più sono, infatti, primi in innovazione e guidano la classifica dell’Ipri. Se vogliamo tornare a crescere dobbiamo intervenire in maniera più determinata per favorire e tutelare imprese e marchi dal fenomeno della contraffazione.»
Presentato a Manila, l’International Property Rights Index 2019 misura come viene tutelata la proprietà in oltre 129 Paesi, rappresentanti il 98% del PIL mondiale e il 93% della popolazione; lo studio è realizzato dalla Property Rights Alliance, la coalizione internazionale di 118 istituti di ricerca operanti in 72 nazioni di cui fa parte per l’Italia il think tank Competere.eu.
L’Italia, secondo lo studio, si colloca al quarantaseiesimo posto della classifica, dopo il Bahrein e la Giordania, con un punteggio finale di 6.1 su 10. Il distacco con i vertici della classifica è significativo. Finlandia, Svizzera, Nuova Zelanda, Singapore e Australia, hanno tutte un punteggio superiore a 8.5. I Paesi del G7 mediamente hanno ottenuto un punteggio pari a 7,9.

Tre parametri

L’indice si compone di 3 voci principali che riguardano il “sistema politico e giuridico”, la “tutela dei diritti fisici” e la “tutela dei diritti intellettuali”. L’Italia è insufficiente nella prima voce, soprattutto per quanto riguarda la stabilità politica e l’efficienza e l’efficacia della giustizia civile, oltre agli alti livelli di corruzione percepiti, mentre raggiunge una risicata sufficienza nelle altre due.

Dallo studio emerge come potrebbero sorgere nuovi problemi con l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road Initiative, scrivono gli esperti di Competere.eu nel caso studio realizzato per l’IPRI 2019. Il made in Italy, infatti, è penalizzato dalla concorrenza sleale dei prodotti contraffatti, che provengono per la maggior parte dalla Cina e da Hong Kong. Nel 2016 la perdita subita dalle aziende italiane a causa del falso made in Italy è stata di 24 miliardi di euro, ossia il 3,2% delle esportazioni. L’apertura di una nuova “Via della Seta” potrebbe acuire questo fenomeno, facendo dell’Italia un punto di transito verso l’Europa per nuove merci contraffatte e danneggiando le imprese nostrane.

Competere.EU

Competere è un think tank indipendente nato per elaborare e implementare politiche per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile ed essere di supporto alla politica, alle istituzioni e alle imprese nel favorire l’innovazione sociale e dei processi economici e il confronto tra idee.
Il team di Competere è composto da esperti, accademici, professionisti di riconosciuta esperienza nazionale e internazionale, ma soprattutto da persone, curiose, creative e intraprendenti che analizzano la realtà in continuo cambiamento e propongono soluzioni sostenibili.
Presidente del think tank è il docente di Business Administration alla John Cabot University Pietro Paganini mentre il Segretario Generale è il consulente di corporate strategy e comunicazione strategica Roberto Race. Il Direttore Generale è Giacomo Bandini.

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