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Economia circolare e intelligenza ambientale

Economia circolare e intelligenza ambientale

Economia circolare e intelligenza ambientale. Cosa sta cambiando nel mondo del tessile.

Abbiamo affrontato spesso il tema della “sostenibilità ambientale” traducendolo in “intelligenza ambientale”, perché siamo sempre ormai sempre più consapevoli di quanto la sostenibilità non possa prescindere dalla ricerca e dall’innovazione in tutti gli ambiti e di quanto sia un argomento estremamente complesso e delicato soprattutto per un settore come quello del tessile e della moda che ha una filiera lunga e articolata.

Sempre di più il consumatore è consapevole e richiede un prodotto che sia bello oltre che performante e sostenibile.

In questa chiacchierata con l’arch. Marco Capellini CEO di MATREC, esperto di innovazione sostenibile e economia circolare, partiamo da quest’ultimo concetto che è prima di tutto – come sostiene Marco Capellini – “un modello industriale più che ambientale”.

METAINITALY – Nel 2020 con il nuovo Circular Economy Action Plan e Green Deal è stata posta una serie di paletti. Cosa sta cambiando?

MARCO CAPELLINI – Le aziende, quelle più virtuose, hanno quindi cominciato ad affrontare il tema della sostenibilità e dell’economia circolare in modo anche abbastanza serio. In Italia abbiamo dei casi interessanti di aziende che hanno iniziato a sviluppare progetti utilizzando materiali riciclati, come ad esempio le plastiche che sono sempre state identificate come un materiale poco sostenibile.
Così si è riusciti a ottenere materiali anche al 98% riciclati con estetica e funzionalità assolutamente competitive rispetto ai materiali tradizionali.
C’è stata una seppur lenta ma concreta evoluzione rispetto a qualche anno fa. Non è più un trend, ma una vera e propria evoluzione progettuale. Bisogna aggiungere due tasselli irreversibili: da un lato la finanza che è entrata pesantemente nel settore sostenibilità con la tassonomia e quindi la necessità degli istituti di credito di verificare quelle che sono le caratteristiche ambientali degli investitori e di chi chiede finanziamenti.
Dall’altra, il documento sul Sustainable Products Initiative in cui la Commissione Europea vuole allineare i prodotti in commercio in Europa con standard di sostenibilità e circolarità comuni.
C’è così sempre di più la necessità di ricorrere a nuovi materiali riciclati, sempre più certificati e di origine rinnovabile oltre a un ritorno alle origini dei materiali, alla loro organicità.

METAINITALY – E per la riciclabilità ?

MARCO CAPELLINI – Sul tema della riciclabilità bisogna fare delle precisazioni. Molte aziende dichiarano che il loro prodotto è riciclabile, quando in realtà è solo “potenzialmente” riciclabile, perché i materiali vengono riciclati solo nel momento in cui il prodotto viene correttamente conferito nei centri di recupero e le tecnologie non sempre consentono di andare a recuperare tutti i materiali: questo è un limite dell’attuale sistema che però sta sviluppando soluzioni innovative. Quindi il riciclaggio reale è quello che avviene a fine vita ed è molto legato alle tecnologie presenti. Su questo tema il settore tessile è ancora indietro anche per la complessità dei tessuti, rispetto ad altri settori come il packaging dove in molti casi il materiale è monomaterico. Và però evidenziato che in Italia abbiamo diverse eccellenze da questo punto di vista, ed il distretto di Prato ne è un esempio, dove la ricerca di soluzioni innovative è all’ordine del giorno.

Noi come Matrec abbiamo creato il CircularTool, uno strumento che permette alle aziende di misurare la circolarità dei prodotti e di capire quanto questi sono ad esempio disassemblabili, riciclabili, riparabili ed altri aspetti ancora.

Ma anche qui ci sono grandi evoluzioni accelerate anche dalle richieste della Commissione.
Soprattutto col Digital Passport che permetterà al consumatore di essere informato e di conoscere tutta la storia del prodotto e le caratteristiche con l’obiettivo di poter scegliere. Queste informazioni non sono solo per il consumatore, ma anche per gli operatori del settore perché il Digital Passport traccerà tutta la Supply Chain, quindi dalla creazione del materiale fino al fine vita del prodotto, verrà messo a disposizione anche degli operatori.

 

M – Nella filiera tessile sappiamo che la certificazione aggiunge valore. Secondo la vostra esperienza sarà un fattore vincente possedere la certificazione che qualifica il prodotto o il processo?

MC – Da un’indagine a livello europeo sulle varie certificazioni, fatta dalla Commissione, è emerso che sul mercato ci sono tutta una serie di certificazioni che hanno una credibilità e validità in quanto verificate da una parte terza, al contrario di altre certificazioni “fai da te”: va da se che le prime sono quelle che sono in grado di fornire la maggiore garanzia al consumatore.. Inoltre, le certificazioni sono molteplici e possono riguardare la singola materia prima, il semilavorato, il processo produttivo, la presenza di sostanze pericolose, la provenienza, altri aspetti legati alla filiera. L’intenzione della Commissione Ue, attraverso il Digital Passport è di fare chiarezza e semplificazione per il consumatore e quindi favorire una tracciabilità di tutta la filiera con informazioni che includeranno anche la fase d’utilizzo, di riparazione, di manutenzione e gestione del fine vita. Il Digital product passport andrà inevitabilmente a sostituire una buona parte delle certificazioni oggi presenti nel mercato.

M – Quanto la tecnologia Blockchain entrerà nella gestione del passaporto digitale?

MC – La volontà della commissione è appunto quella di creare un sistema di Blockchain europeo. Dove ogni paese membro avrà una sua responsabilità di applicazione nei propri territori
Ci sono già diversi progetti pilota sulla blockchain nel settore tessile e arredo, che danno la tracciabilità della filiera, i quali non andranno persi, ma verranno inglobati. È un sistema che si vedrà attuato tra un po’ di anni ma che darà una grande possibilità risparmio alle aziende e maggiore comunicazione al mercato. Alla base di tutto però resta sempre il fatto che il prodotto dovrà avere performance di circolarità e sostenibilità.

Economia circolare e intelligenza ambientale.

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