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La bellezza ci salverà

La lectio magistralis di Renzo Piano punta il dito sui grandi cambiamenti della società, di cui l’architettura è simbolo visibile.

Di quanto l’architettura, se così possiamo chiamare certe costruzioni, possa rovinare un paesaggio è davanti ai nostri occhi, quasi quotidianamente.
Ma è anche vero che «nella società i grandi cambiamenti non li fanno gli architetti, ma l’architettura ne è specchio fedele, quando riesce a trasformarli in simboli visibili, in macchine perfette e umane che fanno avanzare la civiltà dei comportamenti in una direzione equa e condivisibile», così il grande architetto Renzo Piano ha impostato la sua lectio magistralis in apertura del Festival della Comunicazione a Camogli.

Renzo Piano ci ha illustrato la sua visione del nuovo ambiente urbano e del rapporto che intercorre fra architettura e società.

Due sono i concetti espressi dal grande architetto: il disastro inteso come cambiamento; pensare con ottimismo.

L’invito a Renzo Piano risale a un anno fa, quindi in tempi ‘non sospetti’ per la coincidenza che il suo intervento avviene a meno di un mese dal disastro di Genova. Prendendo spunto da questo, appunto, Piano ne parla come un cambiamento, una rivoluzione. Così come fu una rivoluzione la costruzione del ponte 50 anni fa, così è una rivoluzione quella che il 14 agosto ha tagliato la città in due con gravi ripercussioni sull’intera economia nazionale. Ma una rivoluzione inevitabile, è quella che porta a un cambiamento che deve essere condotto in positivo.
Guardare avanti quindi con ottimismo. Renzo Piano ha idee, cultura e grande sensibilità, tutte doti che ha sempre applicato ai suoi progetti apprezzati in tutto il mondo.
Guardare avanti Genova e guardarla per quello che è. Qui Renzo Piano ha voluto che fosse proiettata come sfondo la pianta della città: una sottile striscia tra il mare e i monti. Un ‘ago’ l’ha definita. E in questo ago si è svolta nei secoli la sua storia tutta orientata al mare, ai commerci, alle vie di comunicazione. La stessa definizione di Superba (definizione data dal Petrarca – ndr) è da intendere come città che sta sopra

Parlare di Genova — ha detto – bisogna anche parlare della sua gente. I genovesi (“ahi genovesi uomini diversi d’ogni costume...” scrisse Dante, tancendo il seguito “e pieni d’ogni magagna” perché riferito a un singolo pesonaggio – ndr). Genova avara? si è chiesto. “Ma guadatela! Come si fa a non essere parsimoniosi in un territorio così sacrificato e difficile. Le sue stesse bellezze sono nascoste, bisogna scoprirle.”

Ma poi ha espresso tutta la sua sensibilità proiettando alcune immagini del mare di Genova: “Genova è una città che col suo mare guarda al sud” e dalla sua esposizione a mezzogiorno esalta i colori, i profumi, le luci. “Questa è la luce dell’intelletto, la luce della generosità, la luce della conoscenza” ed è su questi concetti che dobbiamo tutti soffermarci per guardare al futuro. Che senza intelletto e senza conoscenza si fa poca strada, aggiungiamo noi, e sempre citando Dante “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza“.

La bellezza ci salverà, Renzo Piano

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