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Stampa digitale. Una sperimentazione regale

In occasione della consegna del ‘Award for British Design’ a Richard Quinn, da parte della Regina Elisabetta II, abbiamo intervistato a Londra l’emergente e anticonformista stilista inglese nel suo Print Studio.

Diplomato presso la Central Saint Martins di Londra nel 2016, Richard Quinn, durante gli anni di studio ha lavorato con Christian Dior, Michael van der Ham e Richard James, specializzandosi in abbigliamento femminile e tessuti. Ha sviluppato interessanti progetti e dopo il lancio delle collezioni primavera/estate e autunno/inverno 2018 acclamate a livello internazionale durante la settimana della moda di Londra (LFW) è entrato nel gotha degli stilisti di moda.

Di particolare interesse la sua sperimentazione nel campo della stampa digitale, sponsorizzata da Epson. Heather Kendle, Market Development Manager di Epson Europe, ha dichiarato: «È stimolante assistere al modo in cui Richard sta esplorando la notevole flessibilità della stampa digitale su tessuto. La tecnologia sta cambiando il campo della moda, concedendo a stilisti come Richard un maggiore controllo e una potente piattaforma per stampare rapidamente progetti di qualità elevata in moltissimi formati e con colori e tessuti personalizzati.».

Vale anche la pena sottolineare i vantaggi ambientali della stampa digitale rispetto ai processi tradizionali: il consumo dell’acqua si riduce fino al 70%, e quello dell’energia fino all’80%. Inoltre, consentendo agli stilisti di stampare e produrre quantità esatte in sede o localmente, anche gli sprechi vengono notevolmente ridotti. Il potenziale per il design e l’impatto sul settore della moda sono davvero interessanti.

Stampa digitale. Una sperimentazione regale

Stampa digitale. Una sperimentazione regale Stampa digitale. Una sperimentazione regale

L’intervista

META – Che cosa ti ha consentito di raggiungere il successo con la stampa digitale? Che cosa contraddistingue il tuo uso del digitale?

RQ – È stato fondamentale il fatto che io abbia avuto una formazione sulla stampa serigrafica tradizionale. Quando ti occupi fisicamente di mescolare i colori per realizzare gli artworks, è particolarmente interessante, affascinante e coinvolgente ottenere quello stesso bilanciamento con la tecnologia digitale. In realtà, l’esperienza serigrafica mi ha aiutato nell’uso sapiente del digitale e la tecnologia Epson permette di trasporre fisicamente lo stesso tipo di colori vibranti che conferiscono al tessuto il senso del lusso.

META – Qual è la particolarità del tuo design?

RQ – La parte principale sta nella scelta e preparazione del colore. La vividezza e la densità adatta e adattabile a tessuti diversi. Devo ammettere che in questo mi ha aiutato la tecnologia Epson, che ci permette di ottenere lo stesso effetto visivo e tattile dei tessuti stampati in maniera tradizionale. Siamo in grado di fare tinte lievi e tingere il poliestere per le fodere e simili, così come il colore vivace su tutti i supporti.

META – Hai trovato limiti nella stampa digitale?

RQ – Poiché nel nostro studio abbiamo sia la serigrafia sia la stampa digitale, tendiamo a mescolare le due tecnologie. Significa che a volte stampiamo in digitale e aggiungiamo alcuni effetti in serigrafia. Quindi non abbiamo il limite degli effetti piatti. Dato che lavoriamo a stretto contatto con Première Textile, utilizziamo diversi tipi di tessuto sui quali otteniamo profondità di colore e trame diverse, il che aiuta anche a evitare l’appiattimento. Quindi penso che oggi ci siano più limiti nella stampa tradizionale.

META – Come si spiega questo ?

RQ – Perché con la stampa digitale puoi creare molte varianti, mentre è complesso e costoso creare le stesse varianti con la stampa tradizionale, che siano funzionali al business plan quali un maggiore consumo in termini di tempo, denaro e anche spazio. E poi c’è la questione della consistenza del colore. La stampa digitale è una nuova realtà, anche se è difficile da usare in maniera creativa.

META – Pensate alla stampa diretta su tessuto ?

RQ – Di solito usiamo la stampa diretta sui tessuti con metodi tradizionali. Tuttavia, presto potremmo ottenere gli stessi risultati con il digitale. Stiamo aprendo un nuovo studio e quindi avremo più spazio e saremo in grado di prendere in considerazione anche questo.

META – E per quanto riguarda la sostenibilità?

RQ – La stampa digitale consente di creare intere collezioni in casa, tenendo sotto controllo le emissioni. Gestire l’intero progetto e la produzione in casa consente di ridurre tutti i costi ma anche la CO2 emessa. Inoltre, tutti gli inchiostri sono a base d’acqua. Tutte le case della moda dovrebbero essere consapevoli del problema ambientale, quindi per noi produrre in modo sostenibile potrebbe essere una leva di marketing in più.

Nelle mie esperienze con Stella McCartney e H&M ho avuto modo di sperimentare cosa significa produrre in modo sostenibile e questo mi è stato d’ispirazione nell’impostare il mio business.
 Un altro aspetto interessante legato al digitale riguarda le quantità. Noi produciamo sulla base degli ordini, ciò significa che se di un modello riceviamo tre ordini, produciamo tre capi e non di più. Questo rappresenta un significativo risparmio in termini di sprechi, necessità e oneri di magazzinaggio e logistica, smaltimento.

META – A chi ti rivolgi per i tessuti da stampare ?

RQ – Il nostro fornitore è Premiere Textile, un’azienda che vanta una gamma molto ampia di materiali. Noi cerchiamo di differenziare molto, usando tessuti di pesi, texture, mano differenti.

META – Come è nata la collaborazione con Epson?

RQ – A St Martin abbiamo ottenuto una stampante Epson – una versione più piccola di quella che ho nel mio studio. Così durante il mio Master in Textile ho sviluppato le mie prime collezioni su quel sistema di stampa. In realtà ho provato altri sistemi di stampa, ma non ho ottenuto la stessa vivacità dei colori che potevo ottenere con Epson, che è anche molto facile da usare.

Rompere le regole

Da questa intervista emerge che Richard Quinn è un vero e proprio anticonformista. Non gli importa se stampare sulle pellicole Mylar sia una buona o cattiva idea: “Ho semplicemente provato“, risponde. Anche quando si tratta di reperire i fondi per costose campionature o di elaborare strategie commerciali – capi su richiesta, garantendo così un tocco di esclusività –, l’approccio è sempre lo stesso: una visione pragmatica che mira all’aspetto pratico delle cose.

Richard si è affacciato al mondo della moda senza avere idee preconfezionate su come deve essere svolto il suo lavoro.
Per creare il proprio brand e aprire uno studio di stampa ha naturalmente incontrato alcuni ostacoli. Ciò nonostante, ha sempre trovato un modo per evitarli o superarli pensando creativamente – e positivamente –, senza avere paura di chiedere.

«Al giorno d’oggi, reagire è importante e le convenzioni sono fatte per essere infrante» ha dichiarato Richard parlando della nuova generazione di stilisti. «C’è anche la volontà di fare tutto da soli. È incoraggiante sapere che nel mondo ci sono tante persone che vogliono cambiare l’ordine delle cose».

Per comprendere questa voglia di autonomia e indipendenza, basta guardare al suo studio di stampa: «Poco prima di diplomarmi mi sono rivolto a uno studio specializzato e per stampare 5 metri di tessuto ho speso 400 sterline. Per niente soddisfatto da questa esperienza, ho deciso di aprire il mio studio di stampa».

La tecnica

Richard ha installato una stampante a sublimazione Epson SureColor SC-F per la stampa digitale su tessuto, una stampante Epson SureColor SC-S per la stampa su carta da parati, una stampante per vinile e una macchina per serigrafia. Secondo lui, rispetto alla serigrafia, la stampante digitale Epson produce colori più brillanti con neri ad alta definizione, particolarmente apprezzati dagli stilisti. Insieme ai suoi pochi ma fidati collaboratori, disegna e sviluppa i suoi motivi, gioca con i tessuti, realizza le stampe e crea i suoi capi, il tutto internamente. Nel caso di ordini in grandi quantitativi, lo stilista collabora anche con alcune aziende londinesi che rifiniscono i tessuti da lui stampati.

Richard offre i suoi servizi di stampa anche ad altri stilisti. Uno di questi è Charles Jeffrey Loverboy, che si rivolge al Richard Quinn Print Studio per stampare i suoi tessuti. Lo studio vanta collaborazioni anche con i grandi nomi della moda, ad esempio JW Anderson e Burberry. Per Richard, la discrezione è fondamentale. Nel suo studio vige infatti la riservatezza, quindi uno stilista avrà la certezza che le sue stampe non verranno mai mostrate ad altri clienti (problema apparentemente presente in altri studi). Anche altri negozi, come lo storico 10 Corso Como a Milano e L’Eclaireur di Parigi, sono rimasti letteralmente affascinati dalle sue collezioni e non se le sono certo lasciate sfuggire.

Se per molti la gestione di un studio di stampa è un’impresa ardua quando si cerca anche di affermarsi con il proprio marchio, Richard è di tutt’altro avviso e ritiene che lo studio favorisca lo sviluppo del proprio brand.

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