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L’ubiquità dell’abito su misura

L’abito su misura 100% made in Italy della Sartoria Lo Bosco non conosce limiti geografici.

Il metodo brevettato da Giuseppe Lo Bosco, chiamato Tailor’s Cut, è certamente il primo, e forse tuttora l’unico che riesce a industrializzare la confezione di abiti su misura pur mantenendo la fattura tipica della sartoria artigianale, grazie all’abbinamento di tavoli da taglio industriali per i modelli e appositi software che ne gestiscono la produzione.

Dal teatro alla moda

Incontriamo Giuseppe Lo Bosco a Milano in corso Venezia dove nascono gli abiti su misura senza che sia necessario che il cliente varchi la soglia della sartoria. Come è possibile? Dov’è il cliente? E come nasce l’idea?

La Sartoria Lo Bosco è nota per il suo core business di produzione di costumi teatrali, che serve televisioni e teatri.

Da qui l’idea di progettare un sistema industrializzato per permettere la produzione di grandi numeri di abiti su misura per vestire gli artisti.

Ma come è possibile fare in modo che l’artigianalità del sarto che prende le misure, prova e riprova direttamente sul cliente venga svolta a distanza?

E quali potrebbero essere le potenzialità di sviluppo di una simile tecnologia?

In ogni città del mondo sarebbe quindi possibile entrare in un negozio di abiti, scegliere un modello e farsi prendere le misure dal commesso che le integrerà con tre fotografie del cliente per dar modo ai modellisti di verificarne la postura. Al resto penserà la Sartoria Lo Bosco di Milano.
Se il negozio è dotato di un plotter da taglio, il lavoro si compie in poche ore, a distanza, in quanto misure e fotografie del cliente vengono inviate via internet a Milano, dove vengono elaborate dai software che creano un modello che viene subito restituito al punto vendita per essere poi tagliato su un materiale non-woven testato appositamente. Se invece il negozio non fosse dotato di plotter, la Teletta, ovvero il prototipo di abito a vestibilità zero, verrà prodotta dalla Sartoria Lo Bosco e inviata mezzo posta. Il cliente tornerà poi al punto vendita per la prova della Teletta, e nell’arco di un mese potrà ritirare il suo abito confezionato con il tessuto prescelto. Un made in Italy ‘all over the world’ non delocalizzato. Prodotto al 100% in Italia.

Il progetto Tailor’s Cut

Ma sentiamo Giuseppe Lo Bosco, fondatore e titolare dell’omonima sartoria. «Realizzando costumi teatrali – afferma – e dovendo adattare lo stesso modello di abito a più personaggi e attori, ho sentito l’esigenza di ideare un sistema per “industrializzare” il lavoro per quanto possibile».
Così dal 2000 ha cominciato a investire in ricerca e a scoprire le potenzialità dei software e dei tavoli da taglio normalmente usati per lavori di cartotecnica.

Nasce così il Tailor’s Cut: un sistema che permette di realizzare l’abito su misura a distanza made in Italy.

Il sistema funziona così: «Il cliente entra in un negozio di abbigliamento e sceglie il modello di vestito. Il commesso prende le misure del cliente, compila una scheda che viene caricata insieme a delle semplici fotografie su un nostro sito già predisposto. Nel giro di pochi minuti la nostra sartoria è in grado di generare quello che chiamiamo il file di piazzamento».
Tutti i pezzi dell’abito sono ora pronti ed in misura.
«A questo punto il negozio scarica il file sul tavolo da taglio dove le varie parti vengono tagliate automaticamente su TNT (tessuto non tessuto) per essere poi assemblate dando vita alla Teletta che verrà provata sul cliente con semplicità da un commesso e non necessariamente dal sarto».
Il cliente prova la Teletta del modello dell’abito da lui scelto che verrà perfezionato e modificato a seconda delle esigenze dell’acquirente. La Teletta viene poi spedita in una busta via posta, senza problemi doganali o di tipo fiscale, alla Sartoria Lo Bosco che la confronta con le foto del cliente durante la prova, e realizza l’abito con il tessuto definitivo. Non si toglie nulla alla creatività del sarto che anzi valorizza il suo lavoro, eliminando esclusivamente l’onere di spesa e il tempo di spostamenti e viaggi. In pratica è il sarto che confeziona l’abito sul tessuto scelto con la propria maestria. Un sarto in remoto, per dirla in termini informatici.
«Questo sistema permette di non rinunciare alla prova, che è indispensabile per un autentico abito su misura e il risultato finale nella quasi totalità dei casi soddisfa pienamente il cliente al primo colpo. Questa può essere una svolta per punti vendita. E soprattutto un modo efficace per portare all’estero il vero abito su misura made in Italy».

Senza spostarsi.

Ma come può un commesso addetto alla vendita essere in grado di prendere le misure al cliente? E se dovesse sbagliare?

Rilevare le misure è un’operazione semplice che richiede un minimo di attenzione e anche se si dovesse sbagliare nessun problema: l’abito del cliente sarà ugualmente perfetto. Infatti ci si accorgerebbe dell’errore durante la prova della Teletta.

Ammettiamo che riesca pure a prendere le misure ma come può il commesso essere in grado di provare la Teletta e apportare le opportune correzioni così come potrebbe fare un sarto esperto?

In fase di elaborazione, la Teletta viene privata della vestibilità ovvero resa molto aderente al corpo. Questo permette anche a chi non è sarto di poterla aggiustare senza preoccuparsi di altri fattori. Sarà poi compito della sartoria tagliare il vero tessuto con le corrette proporzioni.

C’è voluto quasi un decennio per mettere a punto questa tecnologia. Certamente è stato un bell’ investimento. Qual è l’utilizzo attuale e quali pensa che siano gli sviluppi immediati e futuri?

Al momento il Tailor’s Cut è conosciuto nel mondo dello spettacolo e da qualche grande azienda che ha la necessità di vestire su misura dipendenti o collaboratori oltreché da un discreto numero di clienti privati.

Nell’immediato vedo un’affermazione di questo mercato e in un prossimo futuro una probabile diffusione di punti vendita attrezzati.

Se così fosse, oltre che per i punti vendita potrebbe essere un ottimo business anche per i produttori di attrezzature.

L'ubiquità dell'abito su misura. Premio Lombardia 2006

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