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Quando la moda diventa architettura

Dove la forza e la grazia del visionario stilista Rick Owens, si uniscono in un intreccio di linguaggi artistici per formare una architettura che veste e trasforma il corpo umano dall’ancestrale al contemporaneo.

Dal 15 dicembre al 25 marzo alla Triennale di Milano la prima retrospettiva “Subhuman inhuman superhoman” dedicata a Rick Owens, il visionario stilista e furniture designer statunitense, proposta da Eleonora Fiorani.

«Oltre a essere uno degli stilisti più innovativi nel contemporaneo, nell’ambito della sua progettazione emerge quello che ritroviamo è da dove veniamo chi siamo e dove stiamo andando.» Così Eleonora Fiorani, curatrice del settore moda della Triennale di Milano, ha esordito nel presentare questa retrospettiva spiegandone il percorso e i contenuti.

Quando la moda diventa architettura

Una mostra, quella di Rick Owens, che non può essere definibile in un solo ambito, ma che abbraccia architettura, arte visiva, musica e moda.
Proprio su quest’ultimo aspetto si sofferma in quanto moda è qui intesa come un “mondo” nel quale interagiscono tutti i linguaggi.

«Il modo in cui Rick affronta questo mondo è differente e originale e che ci porta a capire profondamente l’epoca che stiamo attraversando. L’ancestrale e il futuribile, l’arcaico e il contemporaneo che coabitano e che si vedono nei vari passaggi.»

È stato scelto lo spazio della curva, del percorso e della caverna. Non è diviso in spazi ma è un racconto fluido. Lui stesso va significare lo spazio attraverso un’istallazione scultorea che percorre l’intero spaio espositivo. La scultura, tra l’organico e l’inorganico e che ricorda Gaudí, è una gigantesca struttura materica che unisce cemento, gigli, sabbia dell’Adriatico e capelli dello stesso stilista. Questo perché ci deve sempre essere un elemento di se stesso, della propria vita che Rick mette nella sua progettazione. Diventando così metafora dell’eterno e primordiale impulso creativo che fa progredire l’umanità, nel bene e nel male.

Quando la moda diventa architettura

Quando la moda diventa architettura

«Se riuscirò a offuscare, ma anche solo leggermente, i rigidi parametri di ciò che viene considerato bello o accettabile dalla nostra generazione, allora sentirò di aver contribuito a un potenziale cambiamento positivo in questo mondo» sono le parole del visionario Rick Owens che chiariscono quella che per lui è una mission.

I capi esposti sono raccontati attraverso le forme e i colori. È proprio negli abiti che vediamo come l’ancestrale viene progressivamente trasformato nel contemporaneo. «La dimensione del tessuto, della forma e della grafica – ha spiegato Eleonora Fioranicrea una serie di giochi di aperture, di panorami e di sconfinamenti che cambiano il modo in cui viene pensato l’abito secondo un’estetica che riformula un altro concetto di bello che ha molto a che fare, qualora volessimo muoverci nelle categorie dell’estetica, col concetto del sublime.»

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Forza e grazia

La dimensione rituale è un altro elemento importante di questa mostra e elemento fondante della progettazione di Rock Owens: un abito è una architettura che porta a una visione e magnificazione del corpo femminile e maschile. Trasforma donne e uomini e sacerdotesse e sacerdoti. Copricapo a guglie che ricordano quelli assiro babilonesi, grandi mantelli, intrecci, ecc.

Nella mostra sono presenti anche mobili, una serie di sedute rivestite in pelo di cammello con colore ambrato con un carattere “gentile”, e l’uso di questo aggettivo non è casuale, ma è molto importante perché accanto alla forza e alla potenza della sua progettazione, vediamo sempre l’elemento della grazia.

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