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A Première vision il tessile varca l’apparenza

A Première vision i prodotti tessili che varcano la semplice apparenza e la soggettività ha finalmente la meglio sull’aspetto esteriore di ciò che ci circonda.

Per 2 volte all’anno dal 1973, Premiere Vision Paris offre in esposizione tutti i prodotti tessili, presentati da oltre 2000 espositori e 1200 professionisti del settore, provenienti da tutto il mondo.

Nella zona di Paris Nord Villepinte, lo show offre in mostra sei padiglioni che rispettivamente comprendono: filati, tessuti, pelle, disegni tessili, accessori e produzioni manifatturiere.

La prima offre la conoscenza e l’esposizione dei produttori nel cinque diversi continenti; la seconda i vari trends in pelle accompagnati dall’esclusiva “Bag&Shoe area”; la terza pone al centro dell’attenzione gli accessori, con un focus particolare sui gioielli; la quinta le varie prospettive e direzioni lungo le quali si muovono tutti i precedenti settori, ed infine l’ultima è destinata allo sport ed alle relative attività funzionali.

Il tutto è accompagnato ed avvalorato da 40 conferenze con lo scopo di aiutare a comprendere le varie trasformazioni nel tempo dell’industria tessile.

Première Vision risulta essere un enorme angolo in cui viene sia concretamente che eticamente descritta la grande trasformazione epocale nel mondo del fashion. Trasformazione, questa, che si muove nella direzione del rispetto di ciò che ci circonda, della preservazione del nostro pianeta e di uno sviluppo sostenibile.

Non è sufficiente vedere qualcosa dall’aspetto meraviglioso, quello che più conta è in che modo questo “qualcosa” sia stato reso meraviglioso.

Si sa, il mondo del fashion per i profani si basa sull’apparenza, ma per un animo più sensibile ridurre tutto a questo non è abbastanza.

Importante di un abito, di un tessuto, di un gioiello che sia, è la sua personalizzazione, ciò che esso stesso trasmette in termini di sensazioni, ciò che personalmente comunica. Abbiamo ormai secoli e secoli di sviluppo rispetto a quando, ad esempio, nell’antica Grecia il bello era qualcosa di imprescindibile ed indiscusso.

Ora, a parer mio fortunatamente, la visione delle cose sta mutando e la soggettività apre finalmente le porte a nuove interpretazioni creative e di design.

di Giulia Carena

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