Intervista con Yuma Koshino
Abbiamo avuto il piacere di poter intervistare la nota designer Yuma Koshino, giudice del Texprint Awards.
Metaintaly: cosa ne pensa del vincitore di texprint?
Yuma: il vincitore, e non solo, anche gli altri studenti che hanno partecipato, hanno avuto un ottimo gusto per approcciarsi al mercato, e soprattutto sono riusciti a comprendere il contrasto tra cosa può saltare all’occhio e cosa invece è creatività.
Metaintaly: infatti stavo notando proprio che c’è diversità tra le proposte degli studenti, che c’è un senso di commerciale, ma anche una interessante ricerca nella creatività e nella realizzazione di tessuti molto particolari.
Yuma: ma è proprio questo che il mercato ha bisogno, non solo di creare qualcosa che possa vendere, ma anche qualcosa di innovativo, ed è infatti quello che gli ho detto, che devono tenere da conto di non utilizzare sempre le stesse idee riciclate. Che dovevano trovare il loro modo di esprimersi, di credere nelle loro idee.
Metaintaly: la cosa interessante è proprio questa, di trovare non solo un tessuto che ci possa solo vestire, ma anche dare la possibilità di esprimersi attraverso i capi che indossiamo.
Yuma: sì è proprio di questo che parlavo, di trovare il connubio tra commerciale e creatività.
Metaintaly: e cosa ne pensa del fatto che ormai non sembra più esistere l’importanza della parte materica nella ricerca creativa, ovvero che secondo alcuni oramai si possono trovare ovunque immagini di tessuti e tendenze, online?
Yuma: credo che sia molto importante per gli studenti, e anche per noi, tornare a quell’esperienza tattile. Devono davvero toccare il tessuto, sentirne la trama, percepire in maniera fisica il tessuto, se no non si può essere capaci di creare le onde giuste, e nemmeno la sensazione visiva giusta. Le persone non vogliono solo la parte grafica, non vogliono solo vedere la stampa, ma anche toccarla, ovviamente possono vedere una grafica sul computer, prenderla e riprodurla. Ma la creazione, la creatività, dovrebbe essere fatta dalle persone, dagli esseri umani, proprio perché ci sono troppe macchine che fanno il lavoro, bisogna tornare alla qualità umana, con errori e imperfezioni. Più umani, meno macchine.

L-R: Gilles Lasbordes, Barbara Kennington, Yuma Koshino, Peter Ring-Leferves
Texprint at Premiere Vision, Paris, France