La pelle e il tessile
MetainItaly apre una sezione ‘pelle’ nella propria rivista dedicata alla filiera tessile. L’idea nasce dalle affinità dei due settori, nel campo dello stile e della moda, oltre che per il mercato degli accessori.
Iniziamo i nostri articoli con questa intervista ai responsabili di LINEAPELLE, la maggiore fiera del settore, che da 40 anni è il punto di riferimento internazionale per l’industria della moda in pelle. La prossima, che si terrà a Milano Rho-Fiera dal 4 al 6 ottobre 2017, sta già delineando i principali trend stilistici e tecnologici.
META – Possiamo già fin d’ora anticipare cosa si prospetta nel mondo della moda pelle per la stagione 18/19?
LINEAPELLE – Un ritorno al classico, materiali con prestazioni sempre più eccellenti e ancora più attenzione alla sostenibilità.
M – Come per altri settori, non viviamo più gli anni d’oro; tuttavia, i dati più recenti ci danno indicazioni abbastanza positive del mercato, soprattutto nell’export. È così anche per la pelle?
LP – La pelle italiana tiene duro. Nel 2016 ha mantenuto la sua posizione di leadership a livello globale: confermando la propria quota di mercato, resistendo a una congiuntura penalizzante e assorbendo un calo di valore delle esportazioni.
Risultato: l’export di finito resta in linea sul 2015 per quanto riguarda le quantità, chiudendo pressoché in pari. Cede, invece, seppur lievemente, il valore, che supera i 3,4 miliardi di euro, il 3% in meno rispetto a quanto incassato l’anno precedente.
M – Da cosa dipende?
LP – È l’effetto combinato di alcuni fattori congiunturali, che hanno determinato un calo del prezzo medio del finito: la persistenza di una domanda debole da parte dei clienti della conceria, orientati a una strutturale richiesta di ribasso dei listini, a cui va aggiunto l’effetto dell’oscillazione valutaria euro-dollaro. La classifica dei mercati di destinazione conferma, in valore, alcuni trend in corso da mesi. Primo fra tutti: il buon momento della manifattura USA. Washington, infatti, continua ad aumentare i propri acquisti di pelle italiana, mettendo a segno un +14% nel 2016. Le nuove rotte della delocalizzazione sono esplicitate dal calo di acquisti dell’area cinese: alla stabilità di Pechino, infatti, va sommato il -21% di Hong Kong. Crescono, di contro, Vietnam (+9%), Cambogia (+9%), Filippine (+20%), Indonesia (+6%), Myanmar (+34%). Bene la Francia (+2%), sostenuto il trend di Serbia (+15%) e Messico (+22%).
M – Si teme che Brexit e dazi di Trump possano avere effetti negativi, se non devastanti nel settore?
LP – Direi che al momento non c’è davvero nulla di concreto e quindi non è possibile fare previsioni. Posso dire che siamo tranquilli e la parola “devastante” è perlomeno impropria. Al momento le nostre vendite negli USA continuano a crescere.
M – Dal punto di vista tecnologico oggi si punta su Industria 4.0 e Green. Partiamo da quest’ultimo: come per il tessile, l’industria conciaria è sempre stata nel mirino per l’inquinamento delle acque. Cosa ha fatto e cosa sta facendo, oggi e in prospettiva, l’industria per superare questo problema? E come rispondono le concerie, che certamente trovano concorrenza meno attenta in parecchi Paesi?
LP – L’industria conciaria italiana ha sempre investito e continua a investire ingenti risorse per garantire a clienti e consumatori l’utilizzo di pelli prodotte con il minimo impatto sull’ambiente. L’industria conciaria può considerarsi tra i precursori dell’economia circolare: recupera da sempre uno scarto dell’industria alimentare e lo trasforma in pregiata materia prima per una manifattura ad alto valore aggiunto. Negli anni, la conceria italiana è poi riuscita anche a valorizzare gli scarti della propria produzione, quali materia prima seconda (es. carniccio) e a indirizzarli al riciclo o al recupero/riutilizzo (liquami al cromo, rasature, imballaggi, ecc.), con strutture specifiche sorte nei distretti produttivi.
M – Anche il mondo della pelle risente delle esigenze di trasformarsi e automatizzare? Come sta affrontando il tema Industria 4.0. Quali industrie fornitrici sono le più avanzate in questo campo? Come reagiscono le piccole concerie?
LP – Nella filiera della pelle, la ricerca dell’efficienza diventa essenziale per la valorizzazione del prodotto e l’ottimizzazione dell’azienda. Insieme con i produttori di macchine e impianti, si stanno sviluppando metodologie di processo con l’applicazione di sistemi innovativi e tecnologie più vantaggiosi in termini di risparmio energetico, di riduzione dei consumi e degli scarti inquinanti.