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Il futuro è nostro. O no?

In un recente incontro internazionale Future Factory si è partiti dal concetto che il futuro è nostro, evidenziando che nell’attuale incertezza occorre avere coraggio e imparare a essere proattivi e non reattivi.

È stato questo il motivo ispiratore del Convegno trasmesso in streaming il 24 giugno scorso.

Ma quali sono le opportunità che si possono cogliere da un periodo di crisi per costruire un futuro migliore ?

Innanzi tutto occorre comprendere quale futuro vogliamo. Se vogliamo un futuro che rispecchi il passato, non solo non abbiamo la ricetta, ma neppure è un desiderio corretto.

Del resto l’industria tessila italiana ha già da tempo dovute rivedere il proprio futuro.

E oggi, ancor più il nostro futuro deve essere completamente ripensato. Ma siamo in grado?
Al di fuori del contesto della Conference, abbiamo ascoltato aziende che in questi mesi hanno perso il 50% del fatturato. Ma anziché piangere (reazione inutile) stanno reagendo con una nuova organizzazione e nuove idee e sono certi che il loro futuro sarà “diverso, ma non peggiore”.

In parte questo concetto è emerso dalle tante relazioni ascoltate alla Conference. In parte, perché nulla di veramente nuovo è emerso, come spesso accade in questi casi. Si invitano docenti universitari (teorici) o imprenditori di successo (ma che guardano se stessi) dimenticando il lato pratico e contingente.
Nel caso in esame si è parlato di ciò di cui si parla ormai da anni: sostenibilità, economia circolare – e quindi riciclo e recupero, risparmi energetici – e Industria 4.0.

Tutti temi trattati con cura e anche dovizia di particolari. Ma che già conosciamo (almeno si spera).

Industry 4.0 e tecnologia

È stato descritto (nuovamente) un progetto di filiera Industry 4.0 realizzato con SDA Bocconi. Un lavoro che – ha detto il relatore – si sviluppa in tre fasi: check up nelle aziende, formazione in aula e team di consulenza. Nulla di nuovo. Se vogliamo, è stato interessante il paragone del semaforo (o del passaggio a livello): la strategia 4.0 evita i ritardi di chi si trova in fondo alla coda, perché tutti si muovono contemporaneamente. Semplice e di immediata comprensione.

Fabrizio Renzi che nonostante i tanti titoli – President & CEO rnbgate rnb4culture, Angel Investor e partner IBM – ha scoperto l’acqua calda. Ha infatti spiegato che il futuro di un’industria non potrà prescindere dai progressi tecnologici e dalla continua evoluzione dell’intelligenza artificiale. Ha portato alcuni esempi, in particolare quello delle etichette con la realtà aumentata; ma non è una novità e se en parla da anni, anche con interessanti applicazioni in tutti i settori produttivi.

Tecnologia o idee?

Tornando al futuro, è chiaro, come è stato detto, che ci sarà un rimbalzo e la tecnologia sarà essenziale per una ripresa e per salvarci dal default. Pur con tutte le complessità che si presentano, si aprono scenari che possono essere favorevoli.
E, naturalmente, raccomanda di “investire in Industria 4.0 per avere una fabbrica intelligente, resiliente, connessa e integrata”.
Ma a questo proposito ci piace citare Luca Manuelli presidente cluster Fabbrica Intelligente, il quale afferma, ad esempio, che nel piano Colao si parla di strumenti, ma mancano le idee strategiche. Ecco il punto: a che serve Industria 4.0 se in azienda non si è pronti anche con le idee? Parliamo piuttosto di Idee 4.0 anche perché non bisogna “cadere nella trappola di prendere decisioni in ritardo”.

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