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Il futuro tessile italiano

Il convegno sull’innovazione tenutosi alla Città Studi di Biella dimostra che il futuro dell’industria tessile italiana si basa sull’alta tecnologia.

Aldo Tempesti, segretario generale di TexClubTec, l’associazione italiana per i materiali tecnici nell’industria tessile, ha aperto i lavori con una analisi del mercato T/A italiano ed europeo, per poi presentare la Piattaforma Tecnologica Italiana (PTI), strumento per trasferire all’azienda i risultati delle ricerche tecnologiche in ambito scientifico e industriale.

In questo articolo ci occupiamo della congiuntura tessile e delle opportunità di crescita. Seguirà a parte una descrizione delle innovazioni descritte nella seconda parte del convegno.

Necessita la specializzazione

Dopo il lungo periodo di crisi, per il tessile iniziato nel 2005, che ha colpito anche l’Europa e non solo l’Italia, si nota finalmente una ripresa, legata a fattori quali il rafforzamento del dollaro sull’euro, la riduzione dei costi di petrolio e materie prime, la politica monetaria della BCE e, fattore molto importante, il reshoring. Tuttavia una ripresa reale e duratura e l’evoluzione del T/A in Europa si deve basare sull’esigenza di una maggiore specializzazione. Si apre quindi un nuovo scenario in quanto la crisi passata ha creato un cambiamento di epoca.

«Ci sarà sempre la concorrenza dei paesi a basso costo – ha detto Tempestied è per questo che l’approccio della produzione deve basarsi sull’innovazione e sono i settori industriali a più alto contenuto tecnologico quelli che attraggono gli investitori.»

Il settore tessile abbigliamento (T/A) in Europa è stato anch’esso colpito dalla crisi e, malgrado la ripresa, i posti di lavoro diminuiranno ancora del 13% fino al 2025, con una perdita di occupazione a basso profilo, mentre saranno richieste figure a profilo elevato con una previsione di 600.000 nuove assunzioni a livello europeo. A tal fine sono state avviate iniziative per lo sviluppo tecnologico a livello nazionale in particolare in Francia, Germania, Slovenia che sono i Paesi che stanno investendo maggiormente in R&S.

A questo proposito ha ricordato che l’investimento italiano nella ricerca è molto basso, solo 1,3 % contro percentuali anche a due cifre di altri Paesi europei. Ciò nonostante, sul fronte tecnologico l’Italia è al secondo o terzo posto a livello di brevetti *, ma solo al 59° posto nell’indice che misura l’attrazione dei singoli Paesi verso nuovi talenti, e al 56° per la capacità di valorizzarli. Si sale al 14° nella capacità di formazione, il che giustifica la ‘fuga dei cervelli’.
Nel settore tessile questo dato è aggravato dal fatto che più del 34% degli addetti ha un’età superiore ai 50 (il 28% nell’abbigliamento) e ciò significa che senza una adeguata formazione (si pensi solo al divario tra scuole superiori e università che formano alla metalmeccanica contro l’esiguo numero che forma al settore tessile) si corre il rischio di una perdita delle conoscenze.

«Siamo quindi molto lontani dai Paesi innovatori – ha aggiunto Tempesti – ed è necessaria una presa di coscienza dell’ambiente affinché non si arrivi impreparati alle prossime sfide.»
Tuttavia a livello europeo il ruolo dell’industria tessile italiana nel T/A è significativo e rappresenta il 28,1% delle aziende europee con il 25,3% degli addetti e il 30% del fatturato totale. Ruolo che è confermato anche da quello delle macchine tessili che rappresenta circa un terzo delle macchine a livello mondiale. «Globalmente nel mondo la percezione dell’Italia è di un Paese del lusso piuttosto che della tecnologia.»

*Su 32 classi di brevetto, in 22 l’Italia è tra il primo e il terzo posto

Soluzioni flessibili

L’innovazione tecnologica offre soluzioni flessibili e personalizzabili per esigenze specifiche e di nicchia di mercato e per lo sviluppo di nuovi prodotti. In campo tessile/abbigliamento l’Italia è il primo paese e ci vengono riconosciute delle potenzialità che dobbiamo valorizzare al massimo.

L’Italia vanta alcuni meriti: è al primo posto nei settori abbigliamento, tessile e calzature (Fonte Trade Performance Index); 3.400 PMI nel periodo della crisi hanno raddoppiato il fatturato focalizzandosi sull’esportazione; secondo il Foreign Direct Investment Confidence Index che misura i trend degli investitori mondiali alla ricerca di opportunità globali per crescere, il nostro Paese guadagna otto posizioni attestandosi al 12° posto nell’indice 2015 dopo un lungo periodo di assenza dei primi 25 posti.

Per questo sono nate e hanno avuto un grande sviluppo le piattaforme tecnologiche.

Il futuro tessile italiano

La Piattaforma Tecnologica Italiana

Lanciata nel gennaio 2015 la PTI per il T/A è una struttura che riunisce operatori industriali, scientifici e istituzionali interessati a contribuire alla definizione degli obiettivi per il T/A nell’ambito delle nuove tecnologie. Alla PTI possono partecipare aziende, associazioni, consorzi, enti di ricerca, esperti ed è diretta da un Comitato Direttivo composto da esperti che hanno maturato un’esperienza nella piattaforma europea.

Le priorità sono supportare le aziende nella pianificazione di una strategia basata sulla tecnologia; definire le principali linee delle attività di R&S basate sulle esigenze dei prossimi 10 anni; coinvolgere il maggior numero di aziende e in particolare la PMI e favorirle nel trasferimento dei risultati delle loro innovazioni in prodotti e servizi commercializzabili sul mercato.

Obiettivo della PTI è favorire lo sviluppo tecnologico delle aziende, ma sono necessari investimenti industriali per eliminare il gap tra ricerca e industrializzazione.

È quindi necessaria la costituzione di cluster strategici che è la chiave per raccogliere le opportunità che si presentano alle aziende del T/A grazie all’interazione tra loro con lo stesso spirito imprenditoriale, alla possibilità di appoggiarsi a strutture di ricerca comuni per favorire profili professionali finalizzati. Una collaborazione che porterà allo sviluppo di nuovi prodotti ad alto valore aggiunto e in grado di prepararsi per tempo alle esigenze emergenti sul mercato.

L’interazione intersettoriale basata su professionalità interdisciplinari porterà alla realizzazione di articoli (fibre e tessuti) diversi dai tradizionali che potranno trovare impiego anche in edilizia, nei trasporti, in campo medicale e altro.

La strategia a lungo termine deve essere quindi quella di favorire l’incremento dell’utilizzo di materiali tessili e individuare nuove applicazioni. Orientare le produzioni da prodotti ormai considerati commodity verso prodotti ad alto valore aggiunto realizzati con processi tecnologici innovativi; organizzare la produzione finalizzandola a una maggiore personalizzazione dei prodotti; orientare l’innovazione verso una maggiore razionalizzazione delle risorse e verso tecnologie a minor impatto ambientale; sviluppare prodotti finalizzati alla salute e alla sicurezza del consumatore.

L’industria tessile è in grado di sviluppare substrati avanzati funzionalizzati in vario modo e con caratteristiche strutturali in grado di cambiare anche radicalmente diverse applicazioni di sbocco. Per questi sviluppi occorrono importanti investimenti pluriennali a monte (chimica, elettronica) e a valle (trasporto, costruzioni) e grandi collaborazioni di filiera. Le sfide per il tessile sono quindi la creazione di collaborazione a medio e lungo termine con grandi player a monte per lo sviluppo di KET (fibre, micro-elettronica materiali) e a valle per lo sviluppo radicale di nuovi prodotti.

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